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Causa prima
Quest'argomento presuppone la possibilità di una
concatenazione di cause, ordinate gerarchicamente. Così Platone
fa argomentare a Socrate che quel che è bello in qualche misura
è tale perché esiste il bello al grado massimo, che ne è
la causa prima, senza di che non esisterebbe il grado inferiore del bello.
ESEMPIO 1
Socrate: - Poniamo dunque che esista un bello in sé,
un buono in sé, un grande in sé, e così via.
[
]
- Sta bene, disse Cebète: fa pur conto ch'io ti conceda ciò;
e affretta, ti prego, le tue conclusioni.
Socrate: - [
] A me pare infatti che, se c'è qualcos'altro
che sia bello oltre il bello in sé, per nessun'altra ragione
sia bello se non perché partecipa di questo bello in sé,
e così dico, naturalmente, di tutte le altre cose. Consenti
tu che la causa sia questa?
Cebete: - Consento. (Platone, Fedone, 100 b-c).
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Tommaso d'Aquino usa l'argomento della causa prima per
dimostrare l'esistenza di Dio:
ESEMPIO 2 - Troviamo che nel mondo sensibile vi
è un ordine tra le cause efficienti, ma non si trova, ed è
impossibile, che una realtà sia causa efficiente di se medesima;
ché altrimenti sarebbe prima di se stessa, cosa inconcepibile.
Ora, un processo all'infinito nelle cause efficienti è assurdo.
Perché in tutte le cause efficienti concatenate la prima è
causa dell'intermedia, e l'intermedia è causa dell'ultima,
siano molte le intermedie o una sola; ora, eliminata la causa è
tolto anche l'effetto: se dunque nell'ordine delle cause efficienti
non vi fosse una prima causa, non vi sarebbe neppure l'ultima, né
l'intermedia. Ma procedere all'infinito nelle cause efficienti equivale
a eliminare la prima causa efficiente; e così non avremo neppure
l'effetto ultimo, né le cause intermedie: ciò che evidentemente
è falso (Tomaso, Summa Theologica, I, quest. 2, art.
3). |
Quest'argomento, per funzionare, deve ammettere una precisa
ontologia, strutturata in gradi ascendenti e tale per cui il primo livello
sia causa di tutti i successivi. Si ammette inoltre che di tale ordine
sia conoscibile il principio, la causa prima e soprastante. L'uso di quest'argomento
esclude la possibilità di una concatenazione causale infinita, cioè la
possibilità dell'infinito in atto, come appare dalla parole di Tommaso.
Se, infatti, si procedesse all'infinito, non s'individuerebbe la causa
prima e, posto che da essa si fanno derivare tutte le altre cause, non
vi sarebbe nemmeno la causa ultima. Questo ragionamento argomentativo
è ampiamente utilizzato in teologia, ed è per certi versi affine all'argomento
a priori dell'essenza, che svolge una funzione
analoga.
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Vedi anche:
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