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Metodo dei residui

Nella formulazione di Mill questo metodo viene così enunciato:

"Si sottragga da un fenomeno quella parte che, da induzioni precedenti, si sa essere l'effetto di certi antecedenti: il residuo del fenomeno sarà l'effetto degli antecedenti che restano" (Mill, 1843, p. 549).

Per illustrarlo ricorriamo a un esempio che Mill trae da J. Herschel.

"Arago [si tratta di D.F.J. Arago (1786-1853), fisico francese, studioso di elettromagnetismo e di ottica] sospese un ago magnetico a un filo di seta e lo fece oscillare: osservò che se lo si sospendeva su una lastra di rame, l'ago raggiungeva lo stato di quiete più presto di quanto non lo raggiungesse quando sotto di esso non si trovava la lastra di rame. Ora in entrambi i casi c'erano due verae causae [due antecedenti di cui si conosceva l'esistenza] per cui l'ago doveva alla lunga raggiungere lo stato di quiete: la resistenza dell'aria, che si oppone a tutti i moti che hanno luogo in essa, e alla lunga li annulla, e la mancanza di mobilità perfetta del filo di seta. Ma l'effetto di queste cause era noto con precisione grazie alle osservazioni fatte in assenza del rame: datolo per scontato, e sottrattolo, comparve un fenomeno residuo: il fatto che era il rame stesso a esercitare l'influenza ritardatrice. Questo fatto, una volta accertato, condusse rapidamente alla conoscenza di una classe di relazioni interamente nuova e inaspettata " (Mill, 1843, III, IX, p. 584).

In questo esempio il caso indagato era il raggiungimento dello stato di quiete da parte dell'ago magnetico e il residuo era la velocità maggiore con cui, in presenza di una lastra di rame, si raggiungeva tale stato. Come mostrerà successivamente Faraday, siamo in presenza di un'induzione magnetica. Conosciuti quantitativamente gli effetti della resistenza dell'aria e dell'attrito prodotto dal filo, il residuo doveva essere attribuito alla presenza della lastra di rame, ultima concausa nella spiegazione del residuo.
Indicando con le lettere maiuscole (A, B, C) le cause e con le minuscole (x, y, z) gli effetti, possiamo rappresentare così il quarto canone di Mill:

Dati A, B, C e x, y, z,

si sa che B è la causa di y,
si sa che C è la causa di z,
quindi A è la causa di x.

Vedi anche:

metodo della concordanza
metodo della differenza
metodo congiunto della concordanza e della differenza
metodo delle variazioni concomitanti
conclusione sui metodi di Mill
la causa come condizione necessaria e sufficiente
bibliografia essenziale