strumenti per ragionare > argomenti > argomenti a posteriori > argomenti causali >i metodi induttivi di Mill per la ricerca delle cause
 
 

Metodo delle variazioni concomitanti

Il metodo delle variazioni concomitanti consiste nel valutare variazioni simili in due fenomeni, ipotizzando una congiunzione causale tra i due. Al di là della scarsa attenzione che Mill vi portò, tale metodo riveste una considerevole importanza, soprattutto per la disposizione quantitativa che permette di renderlo più attendibile di altri metodi induttivi per la ricerca delle cause. Mill così lo definisce:

"Qualunque fenomeno, che vari in un qualche modo qualsiasi ogni volta che un altro fenomeno varia in qualche modo particolare, è una causa o un effetto di quel fenomeno, o è connesso a quel fenomeno mediante qualche fatto di causazione" (Mill, 1843, III, VIII, p. 553).

Come ricorda Mill stesso "questo metodo ammette l'impiego più esteso nel caso in cui le variazioni della causa siano variazioni quantitative" (Ivi, p. 555) ed è questa la ragione che ne fa uno strumento tuttora molto impiegato nella ricerca sperimentale.
Illustriamolo con un esempio.

"Nel più grande acceleratore di particelle del mondo, il LEP [Large Electron-Positron Collider], azionato dal laboratorio di fisica delle particelle di 18 nazioni europee (CERN), uno strano enigma è rimasto irrisolto per più di un anno. Non si riuscivano a spiegare alcune fastidiose fluttuazioni nei raggi di elettroni e positroni (i loro gemelli di antimateria) che girano vorticosamente nell'anello di 26,7 km dell'acceleratore. Anche se molto piccole, queste fluttuazioni creano seri problemi quando l'energia dei raggi deve essere misurata con molta precisione. "Avevamo supposto che qualcosa nel nostro apparato stava causando queste fluttuazioni - l'alimentazione di corrente, o qualcos'altro", disse il dottor Lyn Evans, il fisico gallese responsabile del LEP. Ma il dottor Gerhard Fischer, del Centro dell'acceleratore lineare di Stanford in California, suggerì che le forze gravitazionali esercitate dalla luna (chiamate effetti lunari di marea) potevano essere la causa. Il dottor Albert Hofmann del CERN e i suoi colleghi verificarono questa ipotesi lunare con un esperimento lungo ed estenuante nel novembre del 1992. Essi registrarono un complesso schema di fluttuazioni nell'energia dei raggi di particelle del LEP che corrispondeva esattamente alle fluttuazioni della forza di marea esercitata dalla luna. Il problema era risolto. L'attrazione gravitazionale della luna non influenza direttamente gli elettroni o i positroni, che sfrecciano intorno all'anello sotterraneo presso il LEP. Ma la forza di marea della luna deforma molto lievemente il vasto tratto di terra in cui è incassato il tunnel circolare, modificando la circonferenza di 26,7 chilometri del tunnel di un solo millimetro! Questo minuscolo cambiamento nelle dimensioni dell'acceleratore causa fluttuazioni di circa 10 milioni di elettronvolt nelle energie dei raggi" (Malcom Browne, Moon Is Found to Be the Cause of a Real Puzzle, in "New York Times", 17 novembre 1992).

Come si vede la corrispondenza tra le fluttuazioni della forza di marea e quella rilevata nell'energia dei raggi è lo snodo che indirizza la ricerca della causa. Con questo metodo siamo in presenza di uno strumento euristico molto importante, poiché consente di ricercare anche là dove il livello di elaborazione di ipotesi esplicative è piuttosto ridotto. Non si sa quale possa essere la causa di un determinato effetto, ma la presenza di una concomitanza nella variazione di due fenomeni diversamente interessati al caso preso in esame può rappresentare la spia per la individuazione della causa effettiva.

Vedi anche:

metodo della concordanza
metodo della differenza
metodo congiunto della concordanza e della differenza
metodo dei residui
conclusione sui metodi di Mill
la causa come condizione necessaria e sufficiente
bibliografia essenziale